Mi chiamo Akot Joyce, sono stata rapita nel 2002 all’età di soli 13 anni e all’arrivo in Sudan sono stata consegnata ad un uomo di 40 anni. Durante il periodo di prigionia, ho sopportato molto dolore, dovuto per esempio alle lunghe distanze percorse a piedi verso il Sudan, la tortura, il matrimonio forzato, lo stupro e l’essere violentata. Durante la prigionia sono stata inoltre costretta a diventare un omicida picchiando a morte, ferendo con asce o persino sparando. Sono riuscita a scappare dalla prigionia nel 2008 incinta di un uomo a cui sono stata consegnata con cui vivere come se fosse mio marito. Quando sono riuscita poi a rintracciare i miei affetti familiari, tutti a casa mia mi hanno respinta dicendo che avrei dovuto tornare nella foresta essendo posseduta dallo spirito dell’omicida. La sfida con cui mi sto confrontando in questo momento è che al tempo del rapimento, ero ancora giovane ed ora sto avendo un bambino di cui non so dove si trovi il padre. Dopo qualche tempo passato a casa, la vita è diventata molto difficile ed ho quindi pensato di risposarmi con un uomo da cui ho avuto 2 figli ma quest’ultimo ha respinto la mia primogenita dicendo che avrei dovuto riportarla dal padre. Non avendo dove poter appoggiare la mia prima figlia, attualmente vivo in casa di mia madre dove si è verificata la medesima problematica: vengo rifiutata dicendo che dovrei lasciare i figli con i padri. Sono impossibilitata a guadagnare soldi per l’istruzione, le medicine e persino per permettermi un pasto due volte al giorno. Non ho inoltre un posto dove poter vivere con i miei figli.