Il progetto coordinamento cittadini accoglienti è attivo dallo scorso ottobre con attività di formazione e sensibilizzazione rispetto alle tematiche delle migrazioni. Il fatto di essere da tempo attivi sui temi dell’accoglienza ha aumentato la nostra capacità di risposta e ci ha permesso di identificare da subito la richiesta di ospitalità che arrivava dai cittadini in fuga dall’Ucraina; contestualmente, ci siamo trovati pronti a raccogliere la richiesta di aiuto dei cittadini italiani che si stavano muovendo per dare disponibilità all’ospitalità ma cercavano un punto di riferimento e un aiuto nel rapporto con le istituzioni. Un mese fa iniziava la prima accoglienza di una mamma con la figlia di 15 anni ad Alzano.
PER RENDERE EFFICACE e SOSTENIBILE L’ACCOGLIENZA ci siamo dati un metodo di lavoro:
- La PRIMA FASE è quella della verifica della disponibilità di chi accoglie: le aspettative, gli spazi, i tempi di possibile utilizzo dell’unità abitativa;
- LA SECONDA FASE è la creazione intorno ad ogni unità abitativa, di una rete di vicinato disponibile ad aiutare GLI OSPITANTI E A SOSTENERE GLI OSPITI. Abbiamo attivato le case e la rete in una modalità di autofinanziamento come prima risposta ai bisogni, ma in una prospettiva di autonomia degli ospiti.
- IN QUESTA RETE DI VICINATO facciamo in modo che ci sia sempre un mediatore linguistico.
- Viene poi identificato un referente di quella specifica UNITÀ ABITATIVA con il quale rapportarci per ogni esigenza.
Anche per quanto riguarda l’individuazione degli ospiti, abbiamo una procedura. Tramite rapporti consolidati con le istituzioni che operano al momento dell’arrivo dei migranti in Italia, cerchiamo di verificare le storie migratorie, le esigenze e le aspettative dei possibili ospiti, perché siano corrispondenti alla situazione che noi possiamo offrire loro. Vogliamo evitare che i migranti siano gestiti senza essere padroni delle scelte che li riguardano. Questo lavoro viene svolto da una antropologa esperta in situazioni multiculturali e da due psicologhe e psicoterapeute. Una volta che le persone sono ospitate, abbiamo una serie di referenti per ciascuna delle problematiche relative all’accoglienza: c’è chi si occupa delle pratiche burocratiche, chi dell’inserimento scolastico,
chi del supporto psicologico, chi della attivazione di una rete di risorse indispensabili per il sostentamento delle diverse unità abitative attraverso la raccolta di generi alimentari che avviene nella sede di Alzano Viva 3 volte a settimana. Abbiamo anche un piccolo magazzino con abbigliamento, a Gazzaniga.
QUAL È LO STATO DI FATTO?
Ad oggi i rifugiati sono stati inseriti nel nostro progetto tramite l’HUB della protezione civile di Milano, la Caritas bergamasca, realtà parrocchiali o per contatto con parenti già in Italia. Ad oggi coordiniamo 6 situazioni abitative con 20 persone di cui 9 donne e 11 minori dai 2 ai 17 anni. Abbiamo ancora disponibilità per 5 persone. Il valore del nostro lavoro in rete è che si tratta di una accoglienza partecipata. Ogni nucleo che si occupa di una unità abitativa, si sente partecipe e responsabile dell’intero progetto e cerca di reperire risorse per tutti. Alcuni si sono attivati presso aziende e negozi per accogliere donazioni di materiale scolastico, abbigliamento nuovo, scarpe. Qualcuno ha attivato la rete per i prodotti freschi. Qualcuno sta lavorando per coinvolgere le imprese e identificare disponibilità di situazioni lavorative nelle quali inquadrare gli ospiti adulti: attualmente due adulti hanno trovato un posto di lavoro (di cui uno in autonomia). Abbiamo poi cercato di offrire le prime opportunità di alfabetizzazione: ad Alzano ringraziamo Intrecci di storie, a Gazzaniga abbiamo un corso residenziale offerto da volontari, a Rovetta siamo collegati al corso offerto dall’amministrazione comunale.
Siccome l’accoglienza deve essere uno strumento di trasformazione culturale anche per la nostra comunità, cerchiamo di attivare momenti di socialità e scambio sia tra famiglie ucraine ospiti in case diverse, sia con il territorio. Ovviamente cerchiamo di alimentare la riflessione di metodo e di principio attraverso contatti ed incontri con organizzazioni strutturate a livello nazionale sia per attivare sinergie che per apprendere e trasferire conoscenze di pensiero ed operative. Speriamo che diventi un’esperienza da spendere anche oltre questa emergenza, per una cultura vera dell’accoglienza e dei diritti.
"La nostra proposta è nata come una sperimentazione di buone pratiche che speriamo si consolidino con l'aiuto dei cittadini”.